Intervista con Ciruelo
di Paola Fioravanti. Lucca, 31 Ottobre 2008.
Paola - Quando parli di fantasia epica, ti riferisci a un qualcosa di simile al fantasy in inglese?
Ciruelo - Sì, sostanzialmente la fantasia epica è una descrizione che rimanda al fantasy in relazione con il mondo medievale, con la magia e il mondo celtico; in seguito il fantasy prende un aspetto differente dopo che Tolkien, che è il primo e principale autore del fantasy, con migliaia e migliaia di copie del Signore degli anelli in tutto il mondo, fa riferimento a un mondo senza dubbio medievale. A partire da lì negli Usa si sviluppò un fantasy che aveva si le sue radici nel mondo celtico, ma nello stesso tempo era un mondo fantastico, con film, libri, riviste, fumetti.
P - Per esempio la Sorcery and Sword? Filone fantasy, come ad esempio Conan il Barbaro…
C – Gli Stati Uniti sono una potenza economica e, perciò, sono anche una potenza culturale, tutto si produce lì e da lì di diffonde nel mondo: è la potenza che crea i film che vanno in tutto il mondo, e da lì partì e si diffuse il fantasy. Possiamo dire che gli autori del fantasy, i pittori e gli artisti in Europa non hanno un loro mercato specifico, il fantasy è stato sempre presente in tutta la pittura, elementi del fantastico sono presenti in ogni opera, Michelangelo faceva arte fantastica quando dipingeva i demoni, gli angeli, altri mondi. Il tutto sempre connesso con la religione, e nella Bibbia si parla del drago, degli angeli, del demonio, è arte fantastica. In tutta la storia i pittori si sono sempre riferiti all’arte fantastica, con quanto non potevano vedere , angeli e demoni e altri esseri di questo genere. Dunque in Europa non c’è differenza tra l’arte fantastica e quello che è attualmente il fantasy, l’unica differenza è quella che ho indicato prima: lo sviluppo culturale ed economico degli USA, nel secolo passato, produsse una quantità di letteratura e film che riempirono tutto il mondo fantastico.
In sostanza, per descrivere l’arte fantastica, basta dire che gli artisti del fantastico non sono diversi da un artista classico, eccetto che per una tematica differente: infatti, ogni artista fantastico ha delle preferenze differenti in fatto di tematica: nel mio caso preferisco i dragoni.
I miei draghi non sono malvagi, violenti e sanguinari..
P - né stupidi come quelli di Harry Potter…
C – Certo, quelli non hanno intelligenza. Nel mio caso voglio rivendicare la figura del drago come un essere di una intelligenza superiore, di una autorità molto importante, è come stare alla presenza di un grande leone, che ha una autorità; può essere pericoloso, può uccidere, però è bello, è fiero, è potente, è in armonia con la natura, è necessario, è un animale di grande rilevanza. Si può paragonare al leone per imponenza, per la possibilità di uccidere, ma per me il drago è una figura potente e intelligente, ed è questo quello che voglio dipingere. Invece nell’arte fantastica ogni artista (come si vede dal luogo in cui ci troviamo) ha un suo mondo differente, il mondo che, per esempio, parlando della prevalenza dell’influsso americano, negli ultimi cinque anni, si è diffuso mediante un gioco che si chiama magic the catering: queste carte che hanno girato in tutto il mondo, sono state il mezzo tramite il quale l’arte fantastica ha pervaso tutta la storia dell’umanità e ha diffuso gli elementi fantastici in tutto il mondo.
Nello stesso tempo Magic ha però creato un mondo fantastico, che non voleva solo riproporre elementi preesistenti, ma essere creatore.
P – come Tolkien
C – certo, dunque magic creò un mondo fantasy che ha qualcosa di un’arte differente, per questo ti dico che ogni mondo fantasy ha molte creazioni diverse, di artisti differenti: anche io ho un mio proprio mondo, un mio universo.
P – degli altri artisti cosa sai? Perché non è facile conoscere a tutti gli artisti, anche se cerchi su internet, non tutti hanno un sito facilmente (reperibile) come il tuo, come ad esempio Alan Lee.
Vi conoscete, vi scambiate idee..?
C – è precisamente in luoghi come questi che ci incontriamo tra colleghi, per questo sono molto importanti i contatti che abbiamo qui. Certamente un libro di un artista fantastico costituisce un materiale che parla di lui. Io sono un gran collezionista di libri, fin da quando ero molto piccolo, e da lì ho appreso molto su e da altri artisti del fantastico, e ne ammiro molti; oggi poi con internet è più facile ottenere più informazioni sopra gli artisti del fantastico, di qualsiasi parte del mondo, del loro lavoro e di quello piace di più alla gente.
P – come si diventa un artista fantastico?
C – In primo luogo, in realtà, un artista è sempre fantastico, ha già da sempre una predisposizione verso questo genere di lavoro…
Alla fine si può o non convertirsi in artista fantastico, però la visione già la possiede. A me già da piccolo disegnavo tutto il giorno, leggevo libri, vedevo film, però mi piaceva molto disegnare e passavo molte ore a disegnare. E naturalmente poi mi sono convertito in un artista fantastico, però non ho fatto un grande sforzo particolare, è stata una evoluzione naturale. Per questo è importante trovare un buon insegnante che ti insegni la tecnica più adatta.
P – difficile!
C – però bisogna cercarlo; credo che anche qui si possa trovare, puoi parlare con qualcuno (non so se danno lezioni o fanno scuola), però conviene sempre chiedere, informarsi, perché questo è sicuramente il luogo più adatto… Come dicevo prima, la cosa più importante è mantenere questa visione che abbiamo da piccoli, io penso che ognuno ha un intenso desiderio fin da piccolo, tutti disegnano da bambini. Penso però che questa società non è basata su l’arte, è una società basata sulla produzione e il consumo, mentre non tutte le società del mondo e della storia si basarono su produzione e consumo.
Molte culture ancestrali erano realmente basate nell’arte e si valevano di quello che dava l’arte nel ballo, nel canto, nella scultura, nel disegno…
P – come i tuoi Petropictos?
C - I Petropictos costituiscono una mia manifestazione artistica che mostra l’arte ancestrale di disegnare sopra le pareti: nel mio caso uso la forma naturale per creare un oggetto tridimensionale, però è una cosa che già gli Incas facevano già, quando viaggiai in Perù mi incontrai con queste produzioni, dunque…
P- ho letto le tue interviste su questo.
C - mi interessa la cultura ancestrale perché è un altro tipo di mentalità. È molto importante che impariamo questo perché la maggior parte che vive in questa società crede che la vita consista in questo, ma non lo è, domanda a qualsiasi persona alle otto della mattina quando va a lavorare se veramente gli piace la vita che sta facendo, la maggior parte della gente non è soddisfatta dal lavoro che fa, dà altra parte stanno facendo una vita contro natura, lavora per guadagnare denaro con cui non sa che fare, per la “felicità” di comprare un auto, e una macchina per che cosa? Per andare al lavoro, e per poi tornare a casa…
Lavora tutta la vita per guadagnare e comprare cose che non sono necessarie. Quando scopri che le altre società del mondo vivevano in altra maniera c’è da chiedere: per che cosa vivevano? Per essere felici tutto il giorno a tutte le ore, non per un solo momento della giornata, nel pomeriggio dopo il lavoro. … E l’arte fantastica è precisamente, come qualsiasi artista, che l’arte implica che il lavoro si fa con il cuore, con amore, che è la parola chiave, allora un artista semplicemente sta facendo ciò che vuole fare, In realtà è molto importante che tutti siano artisti, che tutti facciano ciò che vogliono fare, la società sarebbe molto differente, perché allora, certo, hai molta gente a cui piace cucinare, e offrire agli altri i suoi piatti e manifestare la sua creatività in questo, hai perciò un ristorante che sta facendo questo con amore, così possiamo avere un architetto, un professore.
Quello che succede è che in questa società è tutto confuso: professori che non vogliono essere professori, cuoco che non vuole essere un cuoco, ed è lì che esiste il vero problema… l’arte fantastica come descrizione è una opera fatta con desiderio, con amore, realizzata da qualcuno che realmente ama quello che fa, e la cultura ancestrale ci mostra che in altre epoche, in altre società, questo era possibile, e noi di fatto dobbiamo recuperare questo stato, perché questa società non ha futuro, l’ideologia della produzione e del consumo non è sostenibile. Noi come cultura occidentale siamo arrivati a 200 o 300 anni dalla rivoluzione industriale; è troppo poco tempo. La cultura della Patagonia durava da 3000 anni, vivendo nella stessa maniera, questo significa che …? La nostra società dopo 200 anni già sta dicendo basta, …, l’arte è un modo di vivere che aiuta a vivere perché la nostra cultura deve cambiare al più presto.
P – Bene, e dell’arte del passato cosa ne pensi?
C – bene, sono un fanatico di Michelangelo, dell’arte classica, del Rinascimento, delle diverse epoche, come il movimento dei preraffaelliti
P- belli! Piacciono molto anche a me!
C – grandissimo maestro, non faccio differenza tra le varie correnti, è una cosa troppo artificiale …, dire sono impressionista o altro non è naturale, creare una scuola è creare un mercato, un mercato orientato alla vendita, e non è naturale in un artista, un artista si satura di tutto, poi c’è qualcosa che gli piace di più, però, in realtà tutto è arte, sia antica che moderna; oggi ci sono artisti del comic, che mi paiono dei geni..
P – temo di non conoscerli
C - te ne posso citare uno grande, che è anche mio maestro, Moebius,
P – lo conosco di fama ma non ho mai visto nulla di suo…
C – ho la fortuna di averlo come amico, è un uomo di settant’anni, grande, è un genio assoluto, un grandissimo visionario, un uomo che dipinge un altro universo che qui non esiste, e quando tu vedi il suo lavoro automaticamente entri in un altro universo, ha la capacità di aprire finestre e porte all’incommensurabile, allo sconosciuto. io sono assolutamente convinto che questo esiste, e che ha un canale di comunicazione con questo mondo, basta osservare le sue opere per capire. È un artista che ammiro profondamente.
P – conosci Bosch?
C - sì, lo conosco, è uno dei grandi “canalizzatori”, egli vedeva un mondo, un universo e lo dipingeva, anch’io “vedo”, e come artista vivo una mia fase, quella che più mi interessa, e che consiste nell’entrare in contatto con un’altra dimensione che non so dove è, però la vedo.
P – secondo te l’arte surrealista può essere arte fantasy?
C – di sicuro in alcuni punti hanno molte cose in comune, quello che succede è che nel riconoscersi in una corrente surrealista, nell’applicarsi un’etichetta, molti artisti che dicono di voler essere surrealisti e prendono un elemento concreto e lo ripetono, è come se finissero dentro una gabbia, una prigione ideologica; dire di un’immagine che entra o no nel surrealismo, è una stupidaggine, perché questo limite non esiste.
Per esempio Dalì, che era un creatore assoluto, era più di un pittore surrealista, dunque, un artista non si pone nessun limite, crea e crea, e non pone limite.
Tutte le parole come impressionismo, surrealismo, figurativismo ecc… sono limiti, sono parole. Non devono creare una corrente, devono esprimere un po’ di qualcun altro per parlare, però non devono concretarsi in una corrente, perché già l’essere una corrente è essere una prigione, quando (l’arte) è il contrario, è libertà di apertura.
L’arte e la cultura sono il contrario della politica, l’arte si apre e si nutre di tutto, apre le frontiera, mentre la politica chiude le frontiere, segna con linee la separazione tra Svizzera e Italia, questa è la politica, e l’arte rompe tutto questo. Il fatto di creare una parola come surrealismo è introdurre la politica dentro l’arte, è una sciocchezza.
P – l’arte fantasy sta crescendo e si sta diffondendo solo con il gioco o con altro?
C – no, in fondo credo che una fortissima spinta all’arte fantastica la stia dando il cinema, perché con i film si hanno le immagini in movimento in un mondo visivo; adesso attraverso la televisione, internet e dvd..
P – ho visto il film George and Dragon con i tuoi draghi animati
C – Sì! Molto bene, in questa nostra era con il Computer generation image (Cgi) il mondo fantasy si è fatto reale, si vede attraverso di esso ed è diventato popolare. Il signore degli anelli fu scritto negli anni trenta, e ha venduto milioni di copie. Quando è uscita la pellicola lo hanno visto milioni di persone, anche chi non aveva letto il libro, questo significa che il cinema ha aperto i “confini” del fantasy, si può dire mi piace o non mi piace, diciamo che viviamo ormai in una vera e propria epoca del fantastico.
P – si può dipingere fantasy?
C – si, a livello commerciale o no, … noi artisti fantasy lavoriamo per gli Stati Uniti, se si vuole vivere e lavorare…
P – so che stavi progettando un parco di draghi in Patagonia
C – era un progetto che non voglio fare ora, perché farlo in una terra implicava o la politica del luogo per Terra Pubblica (perciò dovevo trattare con i politici, la qual cosa non mi piace affatto), o farlo in proprietà privata, e anche questo non mi entusiasma; adesso sto lavorando ad un altro progetto audiovisivo, in cui sono più libero, dove sono mie le immagini e le musiche, perché compongo anche musica.
P – si può ascoltare la tua musica?
C – per ora no, però presto la metterò in internet, per renderla disponibile. Adesso sto lavorando molto, sto incidendo molti brani; però renderò disponibile la mia musica attraverso il mio sito
P –pensi di scrivere altri libri in futuro?
C – mi piace moltissimo scrivere, mi piace disegnare come scrivere, di natura sono un narratore, un storyteller, mi piacerebbe, trovando il tempo, scrivere il seguito del mio libro Hadas y Dragones.
P – quali tecniche usi?
C – dalla stampa in effetti non si può capire se è olio o acrilico. Negli ultimi otto nove anni ho lavorato solo con l’olio, perché mi pare la tecnica più ricca. Mi spiace di non aver cominciato prima a lavorare con l’olio, è molto rapido. Non è affatto difficile, anzi, credo che sia la tecnica più facile.
Solo su i petropictos uso gli acrilici perché lavoro molto con l’aerografo, e mi permette di fare molte facili variazioni sulla pietra (che ha diversi tipi di composizione), con l’aerografo si lavora con gli acrilici, non con l’olio.
P – del computer cosa ne pensi?
C – appunto, la tecnica è importante finché resta un mezzo e non un fine. Il fine è l’immagine che si ha nella propria testa, in un ideale schermo interiore, puoi usare l’olio come il digitale, non è importante, importanti sono il concetto e la visione. Ci sono molti artisti che hanno moltissima tecnica e nessuna visione, perché si sono dimenticati di svilupparla. L’arte digitale esiste. Ho molti colleghi che lavorano solo con il digitale, solo con il computer, e li ammiro molto, ad esempio Ian Mac Heinn fu invitato al Lucca comics dell’anno scorso. Fece una grande esposizione e lavorò per l’ultima serie di Star War, egli lavora con il lapis, però la maggior parte del colore lo mette con il computer per essere più veloce. Io in definitiva sono un pittore classico, preferisco dipingere con l’olio perché è una cosa che mi piace, mi piace il contatto diretto con la materia, però riconosco che l’arte digitale è uno strumento molto potente, per plasmare rapidamente l’idea, e mi interessa, perché a me interessa molto più l’idea (la visione) che non la tecnica.
Nel disegno è importante la matita, saper usare il tuo braccio come strumento, e dopo, cominciar a dare le ombre, disegnare i volumi, e si può fare solo con la matita. Non si ha bisogno di altro. Quando controlli la tua visione nel disegno puoi iniziare a mettere il colore sul foglio.
P – come nel Cinquecento in Italia l’artista era colui che disegnava molto, perché il disegno era la base delle arti maggiori.
C - già, invece oggi nell’arte moderna non si disegna più.
P – però l’arte moderna ha questo nome perché non ha un futuro.
C – esattamente, anch’io la penso così, non critico nessuno, però ritengo che in molte opere moderne manca il disegno, è differente, c’è gente che dice che l’arte moderna è l’arte attuale, un vero artista moderno era Picasso, perché Picasso era un figurativo all’inizio, e cambiò stile molte volte, finché non sintetizzò la sua arte in un concetto, il cubismo, e altri partirono da quest’ultimo, ma senza conoscere il processo, senza avere a che fare con lui, senza la sua preparazione…, Picasso era un genio, si evolveva in continuazione, e cambiava stile, …
P – Però il suo cubismo è un poco strano…anche se geniale!
C – ciascuno ha un certo campo che gli interessa e gli piace, così è nell’arte, nella musica, perciò l’arte è libera, ognuno trova ciò che gli piace. Nel caso di Picasso, che era un genio, operò in un momento in cui esisteva un mercato dell’arte, per cui le sue opere si vendevano per milioni di dollari. Perciò divenne un commerciante, un grande venditore, però non è più né meno che un artista che sviluppò la sua creatività. Visione di artista, è un genio, ma non è l’unico, ce ne sono tanti altri che sono geni, ma non sono conosciuti per via del mercato che gli ignora.
P – può esserci oggi un giusto mercato dell’arte?
C – no, il concetto di mercato oggi, facendo riferimento a quello detto prima sulla società della produzione e del consumo, è un concetto equivoco, perché il mercato dell’arte non è una cosa naturale, è una cosa artificiale creata dai finanzieri, non dagli artisti, gli artisti si muovono con altri parametri, non con il denaro. Van Gogh nella sua vita non vendette un quadro e moriva di fame, però oggi i suoi quadri vengono venduti per miliardi, perché il mercato di oggi decise che doveva valer milioni.
P – secondo te chi può parlare di arte essendoci dei critici non equanimi?
C – in realtà, per il mio criterio, tutti possono parlare di arte, il critico non ha più autorità di una persona normale della strada per parlare di arte, così anche gli artisti possono parlare di arte; in realtà per me l’arte è un concetto ampio, per questo tutti possono parlare di arte. Il problema è che in una società come questa dove comanda il denaro, chi detiene più denaro ha anche più autorità per parlare e decidere, è inutile tergiversare su questo.
Però per me l’arte per sua natura è qualcosa di molto libero e aperto. Ognuno può dire la sua, se gli piace o meno.
P – conosci l’arte giapponese? Ti piace?
C – sì, moltissimo, soprattutto per il concetto di molti degli artisti giapponesi che lavorano dal punto di vista spirituale, dal punto di vista della meditazione zen, si sentono missionari, cercano la visione attraverso il cambiamento di “frequenza” spirituale interiore, è la stessa cosa che mi muove, a me interessa di più creare partendo da uno stato di armonia interna o di visualizzazione interiore. A partire da lì mi piace creare.
P – cioè, se l’artista non è tranquillo non può creare?
C – posso anche creare stando in un stato di tensione, di tristezza, quello che voglio dire è che fa sempre parte di dell’intimità, infatti, l’arte giapponese e l’arte orientale in generale è un arte che parte dal di dentro, in maniera molto visibile; nell’arte occidentale attuale troviamo cose che sono molto superficiali, perché si parte da un altro concetto della testa, della commercializzazione, dell’idea, della corrente: io sono un artista pop, ecc, non sta partendo dal dentro, ma dal fuori, “quello che si vende allora lo voglio fare”. È qualcosa di artificiale, non naturale. Per me l’arte deve soprattutto partire dall’interno dell’uomo …
P – mi piace molto questa concezione! – Ho notato che alcune opere vengono ripetute con alcune differenze. Una in particolare: una volta compare un drago nero sulla sinistra aggredito da dei guerrieri, in un altro libro compare lo stesso drago, però sulla destra e senza guerrieri. Perché? Qual è l’originale?
C – Il disegno che mi hai domandato è un esempio di tanti altre copertine che ho fatto, d’accordo con quello che mi chiedevano certi clienti, quell’illustrazione in concreto inizia con un paesaggio solamente, … e poi un amico editore tedesco mi chiese una illustrazione con personaggi e gli aggiunsi tutti, drago e guerrieri, perché era la copertina di un gioco di ruolo, e poi per usarlo nel libro del drago. Con l’aiuto del digitale tolsi i personaggi per lasciare il solo drago, con alcune illustrazioni ad uso commerciale; mi è funzionale la tecnica digitale perché mi permette di modificare comodamente l’immagine senza toccare l’originale.
P – infatti c’è un’altra opera con un drago verde che osserva un guerriero di spalle, con sul fondo un castello che non compare in un'altra.
C – esatto. È lo stesso. Dipende dall’applicazione che voglio dargli, a volte modifico perché nella mia attività di illustratore commerciale mi devo adeguare al cliente, allo stesso modo nell’ultimo anno mi sono concentrato di più sul lavoro del libro, che è un lavoro personale in cui c’è quello che voglio, si vede di più la vita (vena) artistica, e l’artista si compiace di se stesso, così come l’illustratore…
P – Mi puoi dire la tua opinione su alcuni artisti del passato?, questi in particolare (gli mostro un breve elenco).
C – Certo! Bosch: mi piacciono molto le rappresentazioni dei suoi personaggi che hanno un evidente contatto con mondi di altre dimensioni, il Paradiso, l’Inferno, e la sua visione simbolica e idealizzata della Natura. Come artista Bosch era molto sensibile al mondo spirituale.
Arcimboldi: il suo modo di giocare con i diversi elementi (naturali) come la frutta e le verdure per creare nuove forme come ad esempio ritratti, è un modo eccellente di mostrare un aspetto diverso della realtà quotidiana, che produce nello spettatore una apertura che gli fa guardare attorno con un nuovo atteggiamento. A me succede lo stesso con i Petropictos: Chi vede ciò che io faccio con le pietre cambia il suo modo di percepire la pietra e poi cerca di trovare le forme in elementi a cui prima non prestava attenzione. E questa è una delle grandi qualità dell’arte.
Blake: mi interessa molto il modo in cui la sua arte riflette il suo credere in un mondo spirituale. E questo credere veniva dall’esperienza diretta dato che vedeva cose che la maggior parte della gente non vede. Posso immaginare il genere di visione che aveva perché a me capita lo stesso in una certa misura.
Goya: mi piace il suo modo di dipingere e di trattare le scene quotidiane come oggi farebbe un fotografo.
Dalì: mi incanta il suo potere rivoluzionario e agitatore. Attraverso la sua arte e la sua “follia” fa sì che il pubblico prenda in considerazione un nuovo modo di vedere il mondo. Inoltre la sua tecnica pittorica è eccellente, e il suo uso del colore e modo di illuminare (luce e riflessi) hanno creato un sigillo visivo inconfondibile.
Giger: è un grandissimo artista, creatore di uno stile assolutamente proprio e originale, il che è molto importante nel mondo dell’arte. È inoltre un artista di “visioni”, e le sue opere mostrano mondi paralleli che esistono in contemporanea al nostro; nel suo caso sono mondi che preferisco non visitare: mi piace vedere e rappresentare un mondo più luminoso dove ci siano diversi tipi di natura che hanno il comune fine di celebrare la vita e l’amore.
P – mi piacciono molto i tuoi guerrieri: come fai a essere così preciso nei particolari, hai per caso un’armatura in casa?
C – no, all’inizio della mia carriera usai moltissime fotografie, e vedevo le armature nei musei, gli facevo delle foto, però a seguito di tanto lavoro, ormai li tengo nella mia mente e non ho più bisogno di averli davanti per vederli, ho una buona quantità di informazioni nella mia testa e posso creare ricorrendo alla sola memoria.
P – Quando fai l’illustrazione di un libro, lo leggi per intero?
C – no, non avrei il tempo. Normalmente mi danno un riassunto, lo leggo, così so alcuni elementi della storia.
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